Dynamic pricing: attenzione ai cookies

Federprivacy ha portato all’attenzione il problema del Dynamic pricing, ovvero il rincaro dei prezzi nascosto nei cookies, in particolare nelle prenotazioni online delle vacanze.

In pratica, andando su un qualunque sito di prenotazioni, di prezzi dei voli, di hotel e luoghi di villeggiatura si lasciano tracce dei propri “desideri”, così facendo l’azienda ottiene dati riguardanti domanda e offerta, preferenze, previsioni meteo, prezzi della concorrenza e alza il prezzo, rischiando di farci pagare cifre più alte del dovuto per la destinazione dei nostri desideri.

L’allarme è stato lanciato da Federprivacy, secondo cui i prezzi applicati da alcuni siti possono essere aumentati anche del 30% attraverso il dynamic pricing con cui vengono profilati i comportamenti degli utenti utilizzando i cookies e altre tecnologie di web analytics che permettono di determinare prezzi “su misura” in base al grado di interesse dei potenziali clienti.

«Per difendersi dalle pratiche tariffarie dinamiche ingannevoli quando si deve prenotare una vacanza su internet, è fondamentale adottare alcune best practice – consiglia Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy – non solo per proteggere la propria privacy, ma anche per non pagare più del dovuto. Perciò può essere utile per gli utenti cancellare spesso la cronologia di navigazione del browser, bloccare il consenso all’utilizzo dei cookies di terza parte, installare software di navigazione anonima, e controllare se nelle condizioni di vendita c’è una garanzia sul prezzo pagato».

I consigli di Federprivacy sono rivolti al 34% dei vacanzieri che, secondo l’Istat, si affida ai siti internet per prenotare voli aerei, pacchetti all inclusive e hotel. 
Il fatturato annuo del mercato digitale del turismo vale 9,5 miliardi annui: secondo Federprivacy le aziende che ricorrono al dynamic pricing registrano nel breve periodo un aumento di profitti in media del 25%, a discapito della trasparenza e della correttezza verso gli utenti.

Proprio per questo, di recente, la questione è stata oggetto di un’interrogazione parlamentare in sede Ue, in seguito alla quale la Commissione si è pronunciata il 30 giugno 2016 puntualizzando che il nuovo Regolamento Ue 2016/679 permette questo genere di profilazione degli utenti solo con il loro esplicito consenso, mentre in certi casi le pratiche tariffarie dinamiche su internet possono essere ritenute sleali ai sensi della direttiva 2005/29/CE dalle autorità nazionali competenti, e in Italia l’Antitrust può comminare multe fino a 5 milioni di euro, mentre con il nuovo Regolamento Europeo il Garante per la Privacy potrà fare multe addirittura fino a 20 milioni di euro o al 4% del fatturato dei contravventori.

Per ulteriori informazioni: Il Sole 24 Ore